Alcune malattie o situazioni anomale dell'uomo

     Glie abbìle o sbegliemiénte (arrabbiatura, Forc.); la battetura (ematoma); ‘na bettarèlla (paralisi); ‘ne buótte de sangue (colpo apoplettico); la carne crètta (strappo muscolare); la cenchìa (spossatezza, stanchezza estrema); la ceppìa (zoppia); chélle brutte male (tubercolosi); la ciafregnarìa (noia, svogliatezza); glie ciéquere (foruncolo, pl. le cèquera); la còleca; glie cucche agli uócchie (orzaiolo); glie delóre (‘ncape, ‘ncanna, ‘mpiétte, ‘mmócca, alla panza, alla schina, all'ossa..., pl. delure); glie fèle spiérze[1] (fiele sparso, itterizia); la frève (a fridde, d'ossa, magnarèlla ...); la lébbra o ‘nquèstia (appetito insaziabile); le male (de core, de stòmmache, de fécate, de Sante Denate...); glie ‘mpazzemiénte o ‘ncecemiénte (sforzo mentale); glie ‘nquastemiénte (arrabbiatura); l'ogna ‘ncarnita; la pàsema (l'ansimare); glie pìzzeche de muórte (ematoma di cui non si conosce l'origine); glie quelèra (il colera); la racanèlla ‘ncanna (respiro roco); glie raffreddóre; glie ranche (crampo); glie recchiune (orecchioni); la rèuma; la sbedecatura (slogatura); le scennétte calate[2], la squerretura (dolore, risentimento o ematoma lungo un arto); la trebbesìa (stanchezza); la tremarèlla (delirium tremens); la trettecarèlla[3] (ipercinesia);  la tósse chembulsa (tosse convulsiva); la vecciatta (grossa bolla sulla pelle); glie vèrmene (verme, pl. glie viérmene[4]); glie vèrmene saltare (verme solitario); glie votaciéle (capogiro); glie votastòmmache; glie vruógne (bozzo, gonfiore dovuto a battitura).  

     

[1] La malattia si può curare in due modi:

     1° - Facendo ingerire all'ammalato alcune cimici vive (di quelle che una volta invadevano le camere e di notte passeggiavano nel letto) chiuse tra due sfoglie d'ostia (ma al tempo d'oggi il problema è trovare queste cimici: gli insetticidi le hanno distrutte, ormai);

     2° - Facendo ingerire all'ammalato alcuni lombrichetti fritti.

Nell'uno e nell'altro caso sembra che la guarigione sia assicurata.

[2] Fitte dolorose ai muscoli addominali, dovute probabilmente al freddo o allo sforzo fisico. Si curano infilando ripetutamente le dita di una mano sotto le costole fluttuanti del malato oppure facendo penzolare il malato per un certo tempo a testa in giù, con le caviglie legate ad un albero. Naturalmente nell'uno e nell'altro caso i dolori (e gli strilli) raggiungono intensità elevate. Ma la guarigione è assicurata (forse per la paura di dovere affrontare un'ulteriore terapia).

[3] Glie trettecariéglie, invece, è il terremoto.

[4] I vermi nell’intestino dei bambini se chencréane in seguito alle paure remésse. Perciò bisogna evitare che i bambini prendano paure. Ma la vita è quella che è, purtroppo. Ed anche se uno prende le precauzioni più accurate, i bambini ogni tanto si spaventano ed i vermi se chencreane.

Comunque esistono dei rimedi. Per prima cosa ad un bambino che si spaventa si dà da bere immediadiatamente un poco d'acqua fresca, ma subito però, prima che i vermi si formino. Se poi i vermi, nonostante l'acqua fresca, si formano ugualmente, si prendono degli spicchi d'aglio e si mettono sotto al cuscino del bambino quando dorme oppure si fanno bere al bambino alcune foglie di ruta tritate in un poco d'olio (alcuni, oggi, dicono che questa pozione sia tossica). Se poi tutto questo non dà gli effetti sperati, bisogna ricorrere all'opera di qualche donna pratica, pe fà ‘ncantà glie viérmene ed è sicuro che questi spariranno.